Pierrot lunaire

Re di Raipure

Ho aperto uno scrigno, dentro ho scoperto dodici perle. Lo scrigno è l’album Pierrot Lunaire, dodici i brani che contiene. Vanno apprezzati uno ad uno, senza fretta, perché non sono canzoni, sono brani artistici che vanno ascoltati e riascoltati per i loro testi e per il disegno musicale di ciascuno. E’ rock che spazia e sa nutrirsi di suggestioni di musica classica (penso a Ouverture XV) e di letteratura. Il risultato è ricercato e, al contempo semplice, come semplice può esserlo solo la bellezza vera, che prevede anche passaggi e sperimentazione (come nel brano La Mandragola). Si entra in un mondo di visioni, di richiami da favola (un re che dona la sua mente per una stella, echi di saghe lontane, un lago gelato, la notte che gioca con la nebbia, folletti), quella favola che, a ben leggere e a ben ascoltare, dona sensazioni pure e buone di cui, oggi più che mai, abbiamo  bisogno, circondati come siamo in un mondo che esalta bruttezza e violenza.  Non per fuggire, ma per avere i piedi saldi sulle nuvole. Farebbe bene a molti. Se devo esprimere una preferenza, tra le perle a mio giudizio qualcuna brilla di più: “Re di Raipure” è tra queste, una ballata d’altri tempi. Ottimo gruppo i Pierrot Lunaire, una meteora nel panorama del rock italiano, che lascia il segno. Riapriamo lo scrigno, e sorridiamo

Rino I.

Ouverture XV

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Arturo Stalteri                 tastiere, percussioni, voce

Gaio Chiocchio               chitarra, tastiere, sitar, voce

Vincenzo Caporaletti     chitarra, basso, flauto